Manager post CoVid: velocità decisionale e implementazione rapida

Dovremo decidere in fretta e imparare in fretta dagli errori, avere maggior intuito e rapidità nell’individuare le variabili chiave e interpretarne l’andamento.

Facciamo qualche riflessione “aggiuntiva” provando a immaginare quali competenze e attitudini, professionali e non, potranno rivelarsi importanti nel “dopo”.

Fino a poco fa (marzo forse), molti erano quelli che pensavano che il “dopo” sarebbe stato come il “prima”. Passata la “buriana” (la tempesta), lentamente avremmo ripreso i comportamenti e i modelli sociali ed economici precedenti. Quindi anche i comportamenti e le qualità manageriali coerenti con quell’ambiente.

Oggi sono sempre meno quelli che la pensano così.

La sfida dei manager del post CoVid

Certo è facile immaginare, ad esempio, una serie di cambiamenti come:

  • L’utilizzo intensivo del telelavoro
  • L’adozione del distanziamento sociale (sarebbe meglio dire distanziamento fisico), tanto nella vita quotidiana di relazione quanto in quella professionale
  • La maggiore intensità di utilizzo della tecnologia
  • L’emergere di modelli distributivi, e di fruizione di servizi, diversi (si pensi ai siti che già oggi “leggono” libri)

Ma quali saranno i comportamenti manageriali e le attitudini personali rilevanti in un nuovo mondo?

  • Innanzitutto la capacità di operare/gestire/decidere in condizioni d’incertezza e instabilità. Disporremo di meno informazioni dall’ambiente e dallo scenario competitivo. Le informazioni non saranno sempre omogenee, non sempre sincrone né certe, ma tuttavia occorrerà comunque decidere e farlo con minori e più aleatorie variabili a disposizione.
  • L’instabilità e l’incertezza saranno, per lungo tempo, caratteristiche strutturali di ogni impresa, di ogni iniziativa imprenditoriale e di ogni decisione manageriale. Dovremo sviluppare capacità nuove di adattamento rapido ai cambiamenti e a mutate e imprevedibili condizioni.

Tutto ciò cosa significa?

Manager più rapidi e precisi

Esercizi e pratiche di analisi dei rischi dovranno essere molto più frequenti ed estese perché più elevato sarà il gradiente di rischio insito in ogni decisione.

Tali analisi non condurranno necessariamente a intercettare in anticipo rischi esogeni e immani (come la pandemia attuale), ma saranno indispensabili perché stimoleranno meccanismi di flessibilità e di riflessione sulle alternative possibili, e sul peso da attribuire a ogni rischio per probabilità di accadimento e impatto dello stesso, quindi obbligheranno a valutare rapidamente le incerte alternative possibili.

Tali analisi saranno più frequenti e dovranno condurre a una capacità di mitigazione o di valutazione quanto più possibile corretta delle conseguenze di ogni scelta imprenditoriale. Sbaglieremo, ovviamente, molto di più. Quindi dovremo essere estremamente più rapidi e molto più lucidi e sinceri nell’imparare dagli errori. L’apprendimento sarà giornaliero e continuo.

Gli errori saranno inevitabili, e tanto prima saremo in grado di riconoscerli “ammetterli”, individuarne le cause che li hanno generati e correggerli, tanto prima e più sicuramente si potrà ricominciare a perseguire l’obiettivo, il percorso di scelta definito.

Dovremo decidere in fretta e sbagliare in fretta.

La capacità di appendere dall’errore dovrà diventare patrimonio intangibile delle imprese.

Le strade che si deciderà di intraprendere siano esse investimenti, nuovi prodotti, progetti di sviluppo organizzativo o di contenimento dei costi, potranno non essere adeguate o non esserlo abbastanza e perseguirle sarà molto più complicato e incerto.

Le ipotesi sottostanti a ogni scelta dovranno essere rapidamente rivisitate.

Infine dovremo inventare nuove metriche per misurare i processi industriali ed economici.

Sarà necessario maggior intuito e rapidità nell’individuare le variabili chiave e interpretarne l’andamento, in molti casi rinunciare alle abitudini consolidate di misurazione e controllo.

Il budget sarà ancora uno strumento utile?

Non solo il budget ma anche il piano a tre/cinque anni, l’analisi degli scostamenti e tutte le buone pratiche manageriali avranno lo stesso peso di prima? Forse sì, forse no.

Sarà premiata non più soltanto la qualità del prodotto, ma sempre più la qualità del processo e della relazione con l’ambiente, l’ecologia complessiva d’impresa.

Il principe di Salina ne “Il gattopardo” diceva: “Occorre che tutto cambi perché nulla cambi”. Ma qui è diverso: tutto è cambiato e niente sarà più come prima.

 

Marco Gradenigo
Senior Manager
Contract Manager – Milano