L’industria italiana sta lentamente cercando di ripartire dopo il terremoto Coronavirus, che come riferimenti di pari impatto negativo, da un punto di vista economico, può solo paragonarsi alla Crisi del 1929. La Grande Depressione sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni Venti con forti ripercussioni che si sono protratte durante i primi anni del decennio successivo.
Anche l’era Post-CoVid non sarà, a detta dei massimi esperti mondiali, di breve durata e, nelle visioni più ottimistiche, serviranno almeno dai tre ai cinque anni per tornare ai livelli del 2019 (tutti noi ci ricordiamo che, a fatica, avevamo quasi recuperato i livelli ante 2008 solo dopo quasi dieci anni).
Questa nuova sfida nel manufacturing dovrà basarsi su alcune colonne portanti che accomuneranno sia la grande che la piccola impresa:
- Sicurezza
- Industria 4.0
- Lean Manufacturing
- Produttività, Riduzione Costo del Lavoro
- Diverso approccio all’Outsourcing
La sfida Post Covid-19: la Sicurezza
Nuove modalità lavorative ci attendono nei prossimi anni per garantire il massimo livello di sicurezza a tutti i lavoratori, all’azienda e al network a essa collegato. Si basano sui tredici punti del “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.
Il dettato siglato recentemente tra Governo e parti sociali, riguarda temi come:
- informazione
- gestione delle modalità di ingresso
- gestione delle modalità di accesso dei fornitori esterni
- pulizia e sanificazione di tutti gli ambienti
- precauzioni igieniche personali
- dispositivi di protezione individuale
- gestione degli spazi comuni (mensa, spogliatoi, aree fumatori)
- organizzazione aziendale (turnazioni, trasferte, smart working, rimodulazione dei livelli produttivi)
- gestione entrata e uscita dei dipendenti
- spostamenti interni
- riunioni
- eventi interni e formazione
- gestione delle criticità (persona sintomatica in azienda)
- sorveglianza sanitaria/medico competente/RLS
- aggiornamento del protocollo di regolamentazione.
Non illudiamoci che siano provvedimenti a breve termine (tre/quattro mesi), ci accompagneranno almeno fino alla fine del 2021.
Industria 4.0 – un processo da completare in fretta
Una visione del futuro in cui le imprese industriali e manifatturiere, grazie alle tecnologie digitali, aumenteranno la propria produttività ed efficienza tramite l’interconnessione e la cooperazione delle proprie risorse (impianti, persone, informazioni) sia interne alla fabbrica, sia distribuite lungo la catena del valore.
Il piano dovrà svilupparsi secondo quattro direttrici strategiche di intervento:
- Investimenti innovativi:
- Incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni;
- Aumentare la spesa privata in Ricerca e Sviluppo e Innovazione;
- Rafforzare la finanza a supporto di I4.0 e start-up.
- Competenze:
- Diffondere la cultura I4.0 attraverso la scuola digitale e l’alternanza scuola lavoro;
- Sviluppare le competenze I4.0 attraverso percorsi universitari e istituti tecnici superiori dedicati;
- Finanziare la ricerca I4.0 potenziando i dottorati;
- Creare centri di competenza.
- Infrastrutture abilitanti:
- Assicurare adeguate infrastrutture di rete (Piano Banda Ultra Larga);
- Collaborare alla definizione di standard e criteri di interoperabilità.
- Strumenti pubblici di supporto:
- Garantire gli investimenti privati;
- Supportare i grandi investimenti innovativi;
- Rafforzare e innovare il presidio di mercati internazionali.
Lean Manufacturing
Essere competitivi nel futuro scenario economico richiederà alle imprese di gestire le complessità ancora più spesso rispetto al passato e di rispondere con efficacia e rapidità alle continue variazioni del mercato, avendo la consapevolezza di essere parte della società della conoscenza, il cui core è rappresentato da informazione, trasferimento tecnologico, certificazione e padronanza delle competenze.
Il futuro richiederà manager e leader che sappiano che la vera forza innovatrice è rappresentata dal team (Marchionne era solito dire che “i grandi obiettivi non sono mai opera di una sola persona, ma sono raggiunti da un team”) e che siano capaci di guardare al futuro e di osservare le organizzazioni per trasformarle.
Tre priorità di crescita interdipendenti rappresentano oggi la sfida economica del futuro:
- la crescita intelligente, basata sulla conoscenza e l’innovazione;
- la crescita sostenibile per promuovere una green economy efficiente e competitiva sotto il profilo delle risorse
- la crescita inclusiva basata sulla coesione sociale e del territorio.
Tutti questi aspetti trovano una sintesi nel Lean Manufacturing, che non afferma solamente che il raggiungimento degli obiettivi aziendali deve essere ottenuto in maniera snella, con le sole risorse essenziali, ma anche che tutte le componenti del processo devono essere eccellenti lungo tutta la catena del valore, con il minimo spreco di risorse.
Il cliente non acquista un prodotto bensì la soddisfazione di un bisogno; occorre passare da una logica del “produrre per vendere” alla logica del “produrre perché si vende” e il miglioramento del profitto aziendale significherà in ultima analisi “migliorare il rapporto tra le quantità e qualità prodotte e le risorse impiegate”.
Produttività del Sistema Italia
Nel 76° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, il Presidente Sergio Mattarella ha affermato che “al termine di quegli anni terribili, segnati dalla dittatura e dalla guerra, l’unità e la determinazione del popolo italiano consentirono la rinascita morale, civile, economica e sociale della nostra Nazione”. Occorre un patto tra le parti sociali e le istituzioni per aumentare la produttività del Sistema Italia che negli ultimi 25 anni è cresciuta solamente di qualche punto percentuale (a fronte di più di un 20% della Germania) e che tra il 2010 e il 2016 (fonte Ocse) ha rilevato un aumento medio annuo pari allo 0,14%, un dato che consente all’Italia di superare solo uno Stato in grandissima crisi come la Grecia.
Bisogna avere ben presente che quella che sta iniziando è la stagione dei doveri e dei sacrifici per tutti. Questo sforzo dovrà essere accompagnato da una riduzione del cuneo fiscale che grava sui lavoratori e sulle imprese; infatti la differenza tra il costo del lavoro sostenuta dall’impresa e la retribuzione netta che spetta al lavoratore, su cui gravano imposte, contributi previdenziali e assicurativi è tra le più alte d’Europa (Corte dei Conti, Ocse): 47,9% contro una media Ocse del 37,1%. Solo agendo seriamente su questi aspetti potremo recuperare quella competitività interna e sui mercati internazionali che manca da parecchi decenni.
Rivedere la strategia dell’Outsourcing
Alla luce di quanto successo, anche le strategie di delocalizzazione produttiva percorse anche in maniera selvaggia negli ultimi 15-20 anni andranno riviste per una compensazione della contrazione dei volumi di produzione legati sia alla domanda interna che esterna (soprattutto se saremo in grado di recuperare quella competitività che ci ha contraddistinto nel dopoguerra e nel periodo del boom economico).
La revisione della strategia di outsourcing dovrà mirare anche alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e all’avvicinamento delle fonti. Sono sotto gli occhi di tutti i danni causati dall’interruzione delle linee di produzione dovuti alla mancanza di una o più componenti o addirittura di sistemi completi provenienti dalla Cina.
Renato Marelli
Partner di Contract Manager s.r.l.