Dall’Informatica alla Logistica con passione

Una proposta dirompente di venerdì sera

 

di Luca Coppola

 

L’istante in cui mi trasformai da “informatico” a “logistico”, è il mio “Momento Breakthrough”.

Dopo la laurea in Informatica, iniziai a lavorare in uno degli stabilimenti italiani del Gruppo Philips – la grande multinazionale olandese dell’elettronica di consumo –, occupandomi di sistemi SW a supporto dei processi produttivi.
Dopo solo un paio d’anni, mi misero a capo di un gruppo di sviluppo, che realizzava e curava un sistema CAM/CIM in grado di guidare tutte le principali operazioni di fabbrica, con ottimi risultati in termini di efficienza ed efficacia. Dopo lo sforzo realizzativo iniziale, infatti, ci imbattemmo in pochi grattacapi, semplici manutenzioni di routine e tanta soddisfazione professionale.
La situazione rimase perfetta per ben quattro anni.

Dunque, perché accettare la proposta del Direttore della Logistica, quel famoso venerdì sera?

Mi sentì chiedere in maniera diretta: “Ti andrebbe di diventare responsabile del planning di fabbrica? Ho già parlato con il tuo capo (il Direttore IT) e concorda nel fare una prova”.

Stupito, gli chiesi: “Da quando?”.

“Da lunedì e mi dovresti rispondere subito”, ribatté lui.

In effetti, il vuoto si era creato improvvisamente e si trattava di una posizione che non poteva, in alcun modo, essere lasciata senza presidio.
Naturalmente, la proposta parve subito allettante: avevo profonda stima per il professionista che sarebbe diventato il mio nuovo capo e proprio con lui avevo approfondito tutte le tematiche logistiche, che più risultavano d’impatto sulle logiche del SW (di mia competenza fino a quel momento). Senza contare, che quelle legate alla pianificazione erano le più affascinanti.

Ma le incertezze erano molteplici: si trattava di un ruolo in cui era necessaria la conoscenza di argomenti a me ignoti e che avrei dovuto apprendere con estrema velocità; avrei avuto la responsabilità di gestire un nuovo gruppo di persone, con capacità e caratteri ben diversi da quelli dei miei valorosi “pesta-tasti” – bravissimi a realizzare programmi in C++ e soddisfatti solo per il fatto di poterli creare –; i tempi sarebbero stati stretti e la pressione notevolmente superiore. Inoltre, sarei stato catapultato in un contesto internazionale, con dipendenza dalla casa madre in Olanda per la pianificazione di alto livello, e avrei avuto rapporti giornalieri con i dodici capi commerciali delle organizzazioni di vendita sparse per l’Europa: tutto questo, con un livello pessimo di inglese!

Ma, quella sera, accettai.
Fu il mio primo, vero “Momento Breakthrough”: senza averne piena consapevolezza, lasciai l’amata informatica per entrare nel complesso mondo della logistica.

Il lunedì successivo mi ritrovai seduto nel mio nuovo ufficio, con gli occhi dei miei nuovi collaboratori puntati addosso. Ad aumentare la tensione, arrivò subito la prima telefonata da una delle organizzazioni di vendita: era Sven-Gunnar, da Stoccolma.
Tra l’emozione del momento ed il mio inglese da bagnino romagnolo, feci un disastro: impiegai mezz’ora ad inquadrare un problema da cinque minuti e misi a dura prova persino il proverbiale “aplomb” di Sven-Gunnar, il quale, al termine della chiamata, mi salutò non troppo educatamente e mi augurò di avere successo nella nuova posizione… Successo in cui, tenne a sottolineare, nutriva poche speranze.

Quindi, si può tranquillamente affermare, che i miei primi passi all’interno del settore della logistica furono un po’ traballanti, ma le difficoltà non durarono a lungo: applicandomi, appresi sia le nozioni della programmazione di produzione e del demand planning, che l’inglese. Grazie a ciò, la situazione migliorò rapidamente, permettendomi di vincere l’apprezzamento di collaboratori e colleghi, incluso Sven-Gunnar.
Inoltre, grazie alle nuove conoscenze acquisite, crescevano la passione per la logistica e la consapevolezza della sua importanza in tutti i suoi molteplici aspetti. Fu sorprendente osservare come, in pochi mesi, mi trasformai in un “logistico” a tutti gli effetti, anche a livello mentale.

Ancora oggi, ripenso alla scelta fatta quel venerdì e la considero, senza ombra di dubbio, una delle migliori decisioni di tutta la mia carriera.