Perché il management team di un’azienda dovrebbe conoscere le ragioni della più grave sconfitta dell’esercito romano: Arausio nel 105 a.c.?
Nella gestione di un’azienda da un punto di vista sia manageriale sia imprenditoriale, c’è sempre la necessità di prendere delle decisioni e di avere la sufficiente credibilità per sostenerle, soprattutto se si contrappongono ad altre legittime posizioni.
Infatti, c’è sempre un’alea di incertezza nelle decisioni manageriali, che implica il ricercare una condivisione per poter raggiungere come team il risultato atteso.
Nell’elaborazione di una strategia e, soprattutto, nella fase di “execution”, quanto è importante la leadership del “capo”? Quanto è importante l’accettazione da parte del team di decisioni che possono avere delle alternative? Come si reagisce agli errori che possono manifestarsi?
Vediamo come la domanda espressa nel titolo di questa nota possa rispondere ai quesiti e alle istanze sopra riportate.
Che cosa è la Battaglia di Arausio?
Prima di tutto bisogna acquisire un minimo di nozioni.
Non c’è bisogno di diventare degli studiosi esperti della materia, ma occorre sempre mantenere viva la “curiosità” per correlare fatti che apparentemente sembrano appartenere a mondi diversi.
Cenni di riferimento
Alla fine del II sec. a.c. iniziano delle migrazioni da parte di popolazioni del Nord-Europa verso la pianura del Danubio. I popoli dei Cimbri e dei Teutoni, provenienti dallo Jutland, attuale Danimarca, non danno origine a delle scorrerie limitate nel tempo e nello spazio, ma a veri e propri movimenti migratori che coinvolgono l’intera popolazione.
Tra le file dei loro combattenti annoverano anche le donne, vere e proprie “valchirie” ante litteram.
I Romani cercano di proteggere l’area danubiana, ma subiscono una prima sconfitta a Norea nel 113 a.c.: è solo l’inizio delle guerre romano-germaniche che si protrarranno per secoli.
La coalizione germanica, inizialmente forte di 200.000 uomini, si dirige verso la Gallia, divenendo sempre più numerosa grazie all’aggregazione di altri popoli germanici e celtici.
Ancora una volta Roma reagisce per consolidare i propri possedimenti nel sud della Gallia (provincia Narbonese), ma subisce un’altra pesante sconfitta nel 107 a.c. presso Agen, a sud dell’attuale Bordeaux.
A Roma si diffonde sempre di più il “metus germanicus”, la paura di un nemico invincibile che possa invadere anche la penisola. Sono passati solo 100 anni dalla paura annibalica.
Si organizzano ben due eserciti: il primo composto da sette legioni sotto il comando di Quinto Servilio Cepione, console nel 106 a.c. e il secondo, composto da nove legioni, sotto il comando di Gneo Mallio Massimo, console nel 105 a.c.
Entrambi nel giro di due anni si dislocano nel sud della Gallia.
Personaggi
Quinto Servilio Cepione
Appartiene alla gens Servilia, antica aristocrazia romana, e contrasta decisamente le nuove spinte della società romana. È stato eletto console nel 106 a.c. e si è già trasferito con un esercito nella Gallia meridionale in attesa dei Germani. La sua figura è legata al recupero di un immenso tesoro nei pressi di Tolosa, diventato mitico nella storia di Roma (Aurum Tolosanum).
Gneo Mallio Massimo
È il tipico “homo novus”, che grazie a un cospicuo patrimonio personale, diventa il primo senatore nella sua famiglia. È eletto console nel 105 a.c., un anno dopo Cepione, e immediatamente viene incaricato di arruolare un secondo esercito per contrastare i Germani in Gallia. Per Mallio è la grande opportunità di emergere nella storia di Roma.
Arausio: la battaglia
Si comprende subito che il coordinamento dei due eserciti romani, accampati nelle vicinanze dell’attuale Orange, nel sud della Francia, è estremamente critico.
Cepione, che ha dislocato il suo esercito a circa 30 km a nord di quello di Mallio, rifiuta categoricamente e con lettera ufficiale al Senato di porsi sotto il comando di Mallio, console attualmente in carica.
La legge è chiara e Cepione la infrange deliberatamente, ma Mallio non ha né esperienza militare né sufficiente carisma per risolvere la questione in loco.
Il Senato, prigioniero delle lotte interne, invia una delegazione di sei senatori, di basso rango, per convincere Cepione, ma senza alcun risultato. Cepione è convinto di riuscire a sconfiggere il nemico anche da solo e comunque non vuole condividere il successo con un “homo novus”.
Iniziano le operazioni militari.
Mallio decide di inviare tutti i suoi 5000 cavalieri ancora più a nord di Cepione per contattare i Germani e, usando la presenza degli eserciti romani come deterrente, convincerli a ritornare nelle loro terre. In questo modo pensa di risolvere il problema da un punto di vista diplomatico, senza dare a Cepione la possibilità di intestarsi una vittoria. Nessuno dei generali romani ha ancora capito che i Germani sono diventati ormai più di 700.000.
Dopo un giorno di trattative, all’alba, i Germani passano all’azione, distruggendo il campo dei 5000 cavalieri. Non ci sarà nessun sopravvissuto.
È poi la volta in rapida successione dell’accampamento di Cepione, che finalmente si rende conto che da solo non può farcela, ma è troppo tardi. Solo i resti di due delle sue sette legioni si ricongiungono all’esercito di Mallio. Cepione riesce a mettersi in salvo.
Il giorno dopo Mallio si predispone alla battaglia. Ha ancora un esercito numeroso, ma inesperto, senza cavalleria e demoralizzato prima ancora della battaglia: senza una competenza militare specifica lo dispone con il fiume Rodano alle spalle.
Il risultato è che in poche ore la battaglia si trasforma in una carneficina per i romani.
Alla fine di tre giorni di combattimenti i Romani hanno perso 80.000 legionari e 40.000 civili: rimarrà la più sanguinosa sconfitta di tutta la storia di Roma.
La fine dei protagonisti
Quinto Servilio Cepione: si salva dal campo di battaglia e con un rapido viaggio si reca a Roma per spiegare la sua versione dei fatti. Messo sotto accusa dal Senato, perde la cittadinanza romana e muore in esilio a Smirne (attuale Izmir in Turchia).
Gneo Mallio Massimo: viene salvato dal campo di battaglia dal figlio di Cepione, ma perde i suoi due figli. Rientrato a Roma di lui si perdono le tracce nella storia ufficiale.
Epilogo dei Teutoni e Cimbri
Fu un altro “homo novus”, Caio Mario, a sancire la definitiva sconfitta prima dei Teutoni nel 102 a.c. ad Aquae Sextiae (attuale Aix-en-Provence) e poi dei Cimbri l’anno dopo ai Campi Raudii (vicino Vercelli). Con queste due vittorie Caio Mario non solo entra nella storia di Roma, ma pone le basi per il cambiamento radicale della struttura dell’esercito romano. I Cimbri e Teutoni sono completamente annientati o resi schiavi.
Ritorniamo ai nostri interessi per questa storia
Quali sono le ragioni della disastrosa sconfitta dei Romani? E perché ci interessano?
Pensiamo ad esempio a un’azienda con difficoltà decisionali:
- Mallio e Cepione si equivalgono come capacità militari: sono due perfette nullità (Mommsen).
Quante volte in azienda si hanno dei dubbi sulla capacità di leadership del vertice aziendale?
Quanti passaggi generazionali hanno posto le aziende in condizioni critiche?
I meccanismi di selezione di una classe dirigente in generale, di un vertice aziendale nello specifico sono sempre “delicati”, ma proprio per questo vanno presidiati continuamente.
In ogni scelta di vertice aziendale sono da valutare sia le capacità del saper fare, sia quelle di integrarsi con il resto della squadra.
Quindi: meritocrazia per le posizioni aziendali, nelle competenze professionali come nei soft-skills.
- Mallio e Cepione non hanno alcuna stima reciproca.
In un management team le diversità sono un fattore di crescita, ma occorre condividere dei valori comuni. L’organizzazione e le procedure sono elementi importanti della vita aziendale, ma occorre un sentire comune, la capacità di chiedere aiuto e di dare aiuto ai colleghi. Si possono accettare decisioni che non si condividono del tutto se si stima chi le propone.
Quindi: Team Building, le eccellenze individuali vanno condivise altrimenti diventano un handicap per la squadra.
- Cepione ha ricevuto un ordine chiaro, ma il sistema non è riuscito ad imporlo.
Questo è uno dei punti più delicati. Se in un’azienda si manifesta una criticità, soprattutto nella catena di comando, se si è già prevista una soluzione ma non si riesce ad applicarla vuol dire che c’è un problema di “fault tolerance”.
Quando il Senato invia una delegazione di secondo piano, dà un messaggio a Cepione: stai sbagliando, ma non sarai punito.
Quindi: Attenzione in azienda ai messaggi rispetto a decisioni e comportamenti che stiamo censurando.
Conclusioni
Le considerazioni che abbiamo esplicitato possono valere in molteplici situazioni, non solo per i vertici aziendali, ma per la gestione delle singole funzioni.
Non si può essere esperti di tutto, e soprattutto in situazioni di discontinuità la presenza qualificata di una struttura di Temporary Management con giocatori qualificati, tutor di progetto, totale focalizzazione sulle attività prescelte e visione del futuro è un elemento di indubbio vantaggio nella realizzazione dei piani previsti.
Aver già realizzato in altri contesti gli stessi processi di cui abbiamo bisogno nella nostra azienda è un ottimo “cursus honorum”, per restare in tema di meritocrazia, che può essere decisivo nella realizzazione e nelle tempistiche di un progetto.
Michele Vitiello
Senior Manager
Contract Manager s.r.l.