L´IMPRENDITORE OBSO-LENTO E L´IMPRENDITORE MODELLO 2000

La crisi che alcune aziende stanno affrontando viene proprio da lontano. La mitizzazione che tutti noi abbiamo fatto della figura dell´imprenditore durante gli anni ´80 ci ha fatto perdere di vista alcuni aspetti negativi tipici di molti imprenditori italiani specie di aziende di piccola e media dimensione. L´impresa entra in crisi, come abbiamo visto nell´articolo dell´8 gennaio “Il risanamento delle imprese nasce da una buona diagnosi”, della serie AFFRONTARE LA CRISI AZIENDALE: a causa della non reazione del suo pilota ai cambiamenti di mercato, oppure a investimenti importanti ma sbagliati. Un pilota che io definirei con un neologismo che ben rende l´idea del concetto: imprenditore obso-lento, unendo due aggettivi obsoleto cioé superato e lento cioé poco reattivo di fronte ai cambiamenti.

E non é come potreste pensare un fatto anagrafico. Non é vero che gli imprenditori di 50/60 anni sono obso-lenti, che quelli di 35/50 sono aperti e disponibili e i giovani imprenditori tra i 25 e i 35 sono innovativi e pieni di idee, di energia e voglia di fare. E´ un fatto di cultura, di esperienze, di mentalità, di credo maturato negli anni.Una mentalità che attraversa tutte le età, accomunando padri imprenditori con figli imprenditori.

Di solito la forza dell´imprenditore obso-lento deriva dal successo. Egli ha avuto successo negli anni passati attraversando fragorosamente i tumultuosi anni ´80. E questo successo lo ha reso sicuro e spavaldo. E i figli sono cresciuti con il modello vincente sempre presente. Hanno assorbito gli elementi che lo costituivano e se ne sono fatti portatori. Si tratta per lo più di figli di imprenditori che hanno avuto soltanto il padre come maestro che, dopo gli studi (magari solo il diploma) sono entrati subito in azienda (gravissimo errore) e non hanno maturato una loro autorevolezza, una sicurezza e forti competenze verificate sul campo. Così si trovano a “scimmiottare” il modello del padre e magari con maggior arroganza e intransigenza senza però aver acquisito i meriti del padre. La cosa drammatica é che siamo di fronte a giovani-vecchi, imprenditori che, quando prenderanno in mano le redini delle aziende, saranno garanzia di sicura crisi. Non saranno portatori di un loro modello ma agiranno soprattutto con un approccio non aggiornato coi tempi che stiamo vivendo.

Per cercare di meglio comprendere che cosa intendo per imprenditore obso-lento ecco alcuni tratti tipici e piuttosto diffusi nelle imprese italiane di piccola e media dimensione:

Per l´imprenditore obsolento il nome che porta é importante. E´ sinonimo di successo. Sa di essere riverito e conosciuto.
L´imprenditore obsolento é di solito immodesto e un po´ megalomane; non ha grande fiuto nella scelta degli uomini; si circonda di persone più piccole di lui per evitare la loro ombra futura; ha scarsa considerazione dei propri collaboratori; ascolta poco perché é sicuro di detenere il modello vincente che gli ha permesso o ha permesso al padre di avere successo nel passato; é lento nel modificare i propri schemi gestionali e strategici: cavallo vincente non si cambia.
Di solito l´imprenditore obsolento ha avuto idee imprenditoriali vincenti, ma semplici e poco articolate; non conosce i dettagli e non é capace di insegnare; ha orizzonti di mercato e competitivi ristretti; ha ridotte competenze manageriali; se é giovane é poco autorevole e spesso é autoritario.

Sembra impossibile, ma questi tratti li troviamo ancora oggi spesso nelle imprese italiane. E ci si domanda come facciano le aziende cosi gestite a sopravvivere. Infatti, questo é il problema. In un contesto di mercato come quello attuale queste aziende, se non hanno notevoli risorse finanziarie e patrimoniali accumulate negli anni e se non operano in nicchie più o meno protette dai forti venti del cambiamento e della concorrenza nazionale e internazionale, sono destinate ad entrare in crisi e a sparire.

E allora ci si chiede se é un problema di prodotto, se sono i prezzi che non sono competitivi, se i costi sono troppo alti, se gli impianti sono tecnologicamente superati, se il figlio é all´altezza, ecc. Tutte queste possono essere ragioni valide però di solito sono parte di un disegno che non é più vincente, un disegno superato che non é stato più aggiornato negli anni rispetto al mercato. E come mai? Perché ha prevalso l´imprenditore obso-lento. Un imprenditore che reagisce lentamente ai cambiamenti che non innova più, che non rimette in discussione il modello imprenditoriale, e che vive nel passato. La crisi quindi viene da lontano.

Per uscirne bisogna abbandonare questa logica e far largo all´innovazione imprenditoriale, spazzando via l´imprenditore obso-lento e sostituendolo con l´imprenditore del 2000, un imprenditore illuminato. E mi sembra che il panorama dell´imprenditoria italiana non solo di piccola e media dimensione ma anche di grande già abbia espresso imprenditori che fanno parte di questa categoria: Barilla, Beggio dell´Aprilia, Berlusconi, Leonardo Del Vecchio, e molti altri.
Per uscire dalla crisi bisogna quindi trarre spunto dagli imprenditori vincenti da quelli che hanno messo a punto un modello imprenditoriale di comportamento e gestione aziendale innovativo, illuminato e in linea con i tempi.
Vediamo di individuare i tratti che caratterizzano quindi l´imprenditore del 2000, l´imprenditore illuminato:

  • ha un grande rispetto per le persone, per i propri collaboratori e i loro bisogni;
  • é il primo a dare l´esempio rimboccandosi le maniche e facendo;
  • sa che i capi sono giudicati dai collaboratori non per quello che dicono ma per quello che fanno;
  • sa dare ai collaboratori una “vision” imprenditoriale di medio termine, un sogno da raggiungere;
  • fa si che questa “vision” venga condivisa a tutti i livelli e fa in modo che ciascuno agisca in coerenza senza troppe gerarchie e procedure ma stimolando l´imprenditorialità a tutti i livelli. Ciò significa capacità di prendere decisioni di fronte a nuovi problemi e situazioni;
  • fornisce chiari obiettivi da raggiungere e controlla il loro raggiungimento;
  • chiede continuamente pareri ai collaboratori, fa riunioni intorno ad un tavolo con approccio da équipe senza distinzioni gerarchiche, sviscerando i problemi in ogni dettaglio ed esaminandoli da ogni prospettiva;
  • é caratterizzato da forte leadership che é l´ arte di far si che gli altri vogliano fare qualcosa che tu sei convinto debba essere fatta;
  • prende decisioni velocemente e con facilità e incoraggia il decisionismo a tutti i livelli;
  • chiede a tutti i collaboratori di partecipare “alla creazione del futuro”;
  • é sensibile agli aspetti economico-finanziari e diffonde questa sensibilità a tutti i livelli dell´organizzazione;
  • é aperto verso alleanze, joint venture e scambi azionari;
  • é disposto a mettere sistematicamente in discussione il modello imprenditoriale dell´impresa;
  • é duro ma rispetta le persone;
  • fa partecipare i collaboratori ai risultati economici dell´azienda.

E´ un imprenditore che sa ispirare i collaboratori, guida per “vision” e non per procedure, crea un ambiente dove si lavora bene, ascolta tutti e decide rapidamente, é attento ai costi e al mercato, si mette in discussione e cambia in fretta i giudizi, é attento alle persone e fa partecipare i collaboratori ai risultati aziendali.
Sono questi i paradigmi vincenti che servono per risolvere alla radice la crisi aziendale che molte piccole e medie imprese italiane stanno attraversando in questo periodo.La crisi viene da lontano. E bisogna partire da lontano per risolverla. Bisogna mettere nuove radici se si vuole essere in linea con un mondo che é cambiato radicalmente negli ultimi anni e che cambierà ancora di più nel prossimo futuro. Basta con l´imprenditore obso-lento e largo all´imprenditore illuminato, modello 2000.

Angelo Vergani