I PROFESSIONISTI DEL TURNAROUND

Il Sole 24 Ore
Emanuela Dini
29 ottobre
2008

Nei processi di risanamento centrale la capacità di rovesciare i vecchi ruoli

In effetti “noi siamo un po’ come i pompieri. Ci chiamano quando scoppia l’emergenza e la dobbiamo affrontare e risolvere in fretta, mantenendo i nervi saldi e salvando il possibile”. Si presenta così Angelo Vergani, bocconiano di 53 anni, il consulente esperto in “turnaround” e amministratore delegato della milanese Contract Manager.

Di ristrutturazioni, salvataggi, ammodernamenti e passaggi generazionali Vergani ne ha visti e risolti più di uno: “ogni volta è una storia diversa, anche se i principi fondamenti sono più meno gli stessi: analisi approfondita della situazione creatasi nel tempo e un check up minuzioso prima di passare a proporre soluzioni. Consulenze brevi e irate, da sei mesi a tre anni e piani estremamente trasparenti e finalizzati”.

Tra le molte aziende di cui si è occupato, Vergani ricorda il caso Corali, un’azienda di stretta impronta familiare specializzata nella produzione di macchinari per gli imballaggi dei prodotti ortofrutticoli e pallet, tra i leader nel suo campo, che è rinata a nuova vita, trasformandosi da impresa artigianale a struttura industriale e passando il testimone in famiglia alla penultima dei cinque figli del fondatore, Maria Grazia Corali, 52 anni, una donna capace e determinata che, proprio grazie ai consulenti, ha traghettato l’azienda con successo verso una dimensione maggiore.

“Quanto siamo arrivati – racconta Vergani – ci siamo trovati di fronte a una situazione bipolare. Da una parte c’era un marchio famoso in tutto il mondo e un prodotto unico e d’eccellenza; dall’altra una forte crisi economico-finanziaria e una situazione pesantemente compromessa. La scelta tra chiusura e ristrutturazione non era facile, ma la proprietà ha accettato la sfida”.

E la “squadra di salvataggio”, nelle persone di Roberto Vitalesta nel ruolo di direttore generale, e Antonio Nazzari come manager ombra e supervisore, è entrata in azione.

E’ cominciato così, il lavoro di analisi dei punti di forza e di debolezza (in termini tecnici e manageriali si chiama swot analysis) e il delicato compito di decidere cosa c’era da cambiare e come.
“Per risolvere la situazione finanziaria – ricorda oggi Vergani – si è fatto fronte in primo luogo con una ricapitalizzazione personale della famiglia e in parte ricorrendo a un importante finanziamento a medio termine erogato dal Mediocredito Lombardo alla presentazione del nostro piano di ristrutturazione”.

Poi è iniziato l’esame della situazione produttiva, organizzativa e commerciale. “A fronte di prodotti d’eccellenza, e unici al mondo c’era ancora una struttura produttiva che per certi versi risentiva di un’impronta artigiana, con strutture aziendali che non dialogavano tra loro e una fortissima “personalizzazione” del prodotto, a volte modificato addirittura su richiesta del cliente, con conseguenti pesanti costi di assistenza uniti a una insoddisfazione per le carenze del servizio”.

Altri punti deboli da rafforzare erano l’organizzazione interna, a cui mancava un direttore generale in grado di coordinare in vari momenti produttivi, il settore commerciale, dove c’era ancora ampio spazio per la conquista di nuovi mercati sia in Italia che all’estero.

Una trasformazione non facile, che ha poi identificato in Maria Grazia la figura imprenditoriale più idonea.
Risanati i bilanci e ampliato il mercato nel giro di due anni, l’ultimo tassello è stato il riconoscimento della certificazione di qualità Iso 9001, “funzionale non tanto alla visibilità da etichetta – conclude Vergani – ma come suggello di un processo orientato verso l’eccellenza del prodotto, della progettazione nella produzione”.

Emanuela Dini