Dirigenti a tempo, solo il 2% è donna

Corriere della Sera
Enzo Riboni
16 dicembre
2014

C’è una crescita strutturale di temporary manager. A parere della società di ricollocamento Spinlight Counseling, infatti, in Italia i contratti a tempo di varia natura stipulati con i manager o con le società che “affittano” dirigenti, entro il 2015 cresceranno del 40% rispetto a due anni prima. Accanto a questo trend che è fortemente sollecitato dalla crisi, c’è poi anche una forte domanda contingente. Secondo il sindacato dei dirigenti e quadri del terziario Manageritalia, infatti, la scadenza più importante per il mercato dei temporary sarà quella del prossimo Expo.

“Serviranno- sostiene il presidente Guido Carella- manager a tempo capaci di promuovere e gestire i flussi turistici, di progettare eventi, di sviluppare prodotti e servizi per soddisfare chi visiterà l’Expo. Quindi customer relationship manager, web analyst, travel designer, strategic partnership manager, community manager ed event developer”.

Ma qual è oggi l’identikit dei manager a tempo? Un’ampia indagine condotta dal network Transition Management Group (Tmg) su 2.000 dirigenti temporanei, mette a confronto le caratteristiche degli italiani rispetto ai colleghi di Francia, Germania, Spagna, Austria e Svizzera. Il primo elemento che differenzia gli italiani dagli altri è l’età: l’82% ha più di 50 anni, contro il 58% degli altri europei. Il dato fa pensare che i dirigenti italiani impegnati a tempo lo facciano più per necessità (perdita del lavoro, pensionamento, stop di carriera) che per una scelta professionale fattibile anche in età meno matura. Una interpretazione che sembra confermata da un altro risultato: il 65,4% degli italiani sarebbe, se fosse possibile, interessato a un impiego permanente, mentre gli altri europei che puntano al posto fisso si fermano al 55%. Tuttavia secondo Angelo Vergani, amministratore delegato di Contract Manager, società del network Tmg, lo stesso dato può essere letto in modo diverso: “In Italia i temporary affrontano in genere casi più difficili e complessi. Lo dimostra il fatto che il 48% dei nostri manager a tempo ha avuto incarichi superiori a un anno, mentre in Europa non vanno oltre il 34%. Quindi l’età è più elevata perchè in Italia più altrove le aziende puntano sull’esperienza e ritengono di ottenere risultati migliori affidandosi a manager con i capelli grigi.” L’Italia è anche quella che meno si fida delle donne temporary: sono solo il 2,6% del totale, contro il 15% della Svizzera, il 14% della Francia, il 10% dell’Austria, il 7% della Germania e il 5% della Spagna. I nostri manager a tempo, infine, sono più individualisti: non si appoggiano a società di temporary strutturate che offrono servizi articolati. Il 65%, infatti, lavora da free lance, contro il 25% dei colleghi europei.

Enzo Riboni