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Temporary Management non è solo fattore di tempo

Temporary Management: esperti di questo settore in aumento

Si fa un gran parlare di temporary management in Italia e gli esperti di questo settore sono aumentati negli ultimi anni. Questo non può che farci piacere, visto che siamo stati tra i primi in Italia e in Europa, nel 1989, a lanciare questa attività che non aveva un nome e non significava nulla per la grandissima parte dei manager italiani ed europei. Oggi il termine è abbastanza noto anche se non ancora diffuso in maniera completa tra manager, imprenditori e professionisti.

All’inizio degli anni ’90 fu questa la grande novità: poter inserire in azienda manager con un orizzonte definito e con obiettivi precisi da raggiungere. Questo profilo manageriale si contrapponeva al profilo del manager stabile assunto a tempo indeterminato e permise l’affermazione in Italia di questa nuova attività.

Temporary Management non solo questione di tempo

Nonostante sia il più rilevante e quello che lo identifica e lo differenzia, l’elemento distintivo del temporary management non può essere limitato al semplice fattore tempo. È vero che si tratta di progetti manageriali che hanno una durata temporale limitata e possono durare dai sei-otto mesi nei progetti di management funzionale ai trentasei mesi nei progetti di direzione generale e di turnaround, ma oggi possiamo ancora parlare di temporary management solo per il fattore tempo?
Direi proprio di no. Il quadro normativo si è modificato radicalmente e il contratto a tempo determinato per i dirigenti oggi è previsto dalla legge.

L’avvento di questa novità legislativa significherebbe che tutti i dirigenti a tempo determinato possano automaticamente definirsi temporary manager. Può essere, ma ci sembra molto riduttivo.

Temporary Manager : agente di cambiamento

Il temporary manager, nella nostra visione iniziale, tuttora confermata da trent’anni di attività continuativa, era ed è un “agente di cambiamento”, un gestore di importanti e difficili processi di “change management” in aziende che si trovavano in situazioni difficili e complesse. Il temporary manager non può essere solo e soltanto un “tappabuchi”. Può capitare che le aziende chiamino la nostra società per coprire un improvviso vuoto aziendale, ma non dovrebbe essere l’unica ragione dell’attività di temporary management.

Il temporary manager è un agente di cambiamento e un progetto di temporary management non può essere gestito da una persona soltanto. Questo è l’altro elemento distintivo: il temporary manager non è solo ma lavora in team e non è abbandonato a sé stesso. Il manager che lavora su un progetto di temporary lavora in un team affiatato. Ha l’aiuto da un manager senior e si confronta con lui sulla strategia del cambiamento, sullo stile, sui comportamenti da tenere per raggiungere gli obiettivi nel tempo definito e sulle priorità delle azioni da intraprendere.

temporary management:non è fattore di tempo

Temporary Management: l’identikit

Ma quali sono le caratteristiche personali, le competenze manageriali e le abilità maturate con l’esperienza che fanno di un manager un temporary manager?

Innanzitutto, la borsa degli attrezzi professionali deve essere ben fornita negli ambiti professionali della propria specializzazione. Si devono possedere competenze tecniche superiori alla media e soprattutto aggiornate. Il temporary manager deve saperne di più del manager stabile. Dalla grande competenza nasce la necessaria autorevolezza che è la premessa per essere rispettato fin da subito e accettato in azienda. Tra le competenze che non possono mancare ci sono quelle relative al digitale, alle nuove frontiere della vendita tramite internet, dell’attività di digital marketing e social media.

Secondo aspetto fondamentale sono le caratteristiche personali. In primo luogo, ci deve essere una grande curiosità per le nuove situazioni, abbinata alla voglia di imparare continuamente. Deve esistere una naturale autorevolezza abbinata a un’ottima leadership. Importanti sono le doti comunicative. Un temporary manager deve comunicare in maniera efficace e deve saper coinvolgere le persone nel progetto di cambiamento; deve saper lavorare in ambienti spesso ostili e difficili; deve possedere una grande fermezza psicologica in situazioni di alto stress e saper trovare le motivazioni dentro sé stesso, non avendo bisogno di stroke positivi da parte dei massimi livelli aziendali.

A queste caratteristiche della personalità dobbiamo aggiungere un alto livello di lealtà nei confronti dell’azienda e del progetto, abbinata a grande correttezza e onestà.

Tra le abilità manageriali non deve mancare la flessibilità dimensionale e l’adattabilità ai diversi modelli di governance: dalla medio-piccola azienda alla multinazionale; dall’azienda familiare alla società quotata; da azienda monobusiness a gruppo diversificato. Non può inoltre mancare una certa flessibilità intersettoriale per lo meno a livello di grandi aggregati di settore: information technology, automotive e meccanico impiantistico, moda, food, largo consumo.

Un manager monoazienda e monosettore non è certamente adatto all’attività di temporary management.

Angelo Vergani