
Collins Dictionary l’ha eletta “parola dell’anno 2022” definendo permacrisis come “periodo prolungato di instabilità e insicurezza derivante da una serie di eventi catastrofici”. Una definizione che continua a mantenere la sua forza predittiva: lo stato permanente di instabilità non solo perdura, ma si è intensificato.
Dalla Brexit alla pandemia, dalle guerre globali ai conflitti commerciali, dall’inflazione ai recenti dazi USA al 15%, gli eventi critici non si susseguono più con pause di recovery, ma si sovrappongono e si amplificano reciprocamente. Il problema per le aziende è la continua ricerca della risoluzione di crisi temporanee che sembrano isolate, portando le organizzazioni ad applicare strumenti inadeguati a una realtà strutturalmente cambiata.
Mentre la maggior parte delle organizzazioni continua ad applicare modelli di crisis management pensati per eventi eccezionali, alcune aziende stanno già ridefinendo completamente il proprio approccio alla leadership. La domanda non è più “quando torneremo alla normalità”, ma “come prosperare nell’instabilità permanente”.
Dalla crisi temporanea alla permacrisi: il cambio di paradigma
Il concetto di permacrisis, secondo la definizione ufficiale di Collins Dictionary, indica “un periodo prolungato di instabilità e insicurezza, specialmente derivante da una serie di eventi catastrofici”. Ma per il management aziendale significa molto di più: rappresenta la fine dell’era della pianificazione a lungo termine.
Fino al 2020, il modello manageriale si basava su cicli prevedibili: crisi → recupero → stabilità → crescita. Oggi assistiamo invece a sequenze come: pandemia → guerra → inflazione → crisi energetica → tensioni commerciali → disruption tecnologica. Senza pause, senza recovery period, senza la possibilità di tornare a uno status quo.
David Shariatmadari del Collins Dictionary lo ha descritto come “la sensazione vertiginosa di passare da un evento senza precedenti all’altro, mentre ci chiediamo cupamente quali nuovi orrori potrebbero essere dietro l’angolo”.
I numeri della permacrisis nelle aziende italiane
Alcuni indicatori esprimono chiaramente questo sentiment. Le ricerche McKinsey del 2025 evidenziano che l’84% dei leader si sente impreparato per le disruption future, mentre il 60% dei board ammette che la propria azienda non è pronta per il prossimo evento critico.
In Italia, questo si traduce in:
- Pianificazione strategica ridotta da 3-5 anni a 12-18 mesi massimo
- Budget revision ogni trimestre invece che annualmente
- Crisis team permanenti invece di task force temporanee
- Supplier diversification accelerata per ridurre rischi sistemici
Il problema non è più gestire “la crisi”, ma sviluppare capacità organizzative per operare efficacemente in condizioni di instabilità permanente.
Perché i modelli tradizionali non funzionano più
Il management tradizionale presuppone che le crisi siano:
- Temporanee: con un inizio, uno sviluppo e una fine chiari
- Isolate: un problema per volta da risolvere
- Eccezionali: eventi che interrompono la normalità operativa
La permacrisis ribalta ogni assunto. Gli eventi critici si sovrappongono, si amplificano reciprocamente e diventano la nuova normalità operativa. Come spiega il filosofo Edgar Morin nel suo lavoro sulla complessità, “l’umanità risiede ora all’interno di una rete di sistemi interconnessi dove qualsiasi crisi in uno di questi sistemi genererà crisi in tutti gli altri”.
Questo significa che gli strumenti classici del crisis management – task force temporanee, piani di emergenza, comunicazione di crisi – risultano inadeguati quando applicati a scenari permanenti.
I settori più esposti al rischio permacrisi
Alcuni settori stanno già sperimentando gli effetti della permacrisi in modo più intenso:
- Manufacturing: Brexit ha complicato supply chain europee, poi pandemia, guerre, inflazione materie prime, dazi USA al 15%, compliance ambientale, digitalizzazione accelerata. Tutto contemporaneamente, senza possibilità di affrontare un tema per volta.
- Retail: Dalla Brexit ai cambiamenti comportamentali post-pandemia, e-commerce acceleration, inflazione, crisi energetica, tensioni commerciali. I retailer devono reinventarsi mentre gestiscono l’operatività quotidiana.
- Tech: Regolamentazione AI, talent shortage, cybersecurity, privacy compliance. Il settore che dovrebbe guidare l’innovazione si trova a gestire complessità normative crescenti.
- Finance: Tassi volatili, regolamentazione ESG, fintech disruption, rischi geopolitici. Le banche tradizionali operano in un ambiente di cambiamento normativo continuo.
Perma-leadership: le competenze per l’era dell’instabilità
Chi sta già navigando con successo la permacrisis ha sviluppato competenze specifiche che vanno oltre il crisis management tradizionale:
- Decisional agility: Capacità di prendere decisioni rapide con informazioni parziali, sapendo che potranno essere riviste. Non è improvvisazione, ma metodologia adattiva.
- Systemic thinking: Comprensione che ogni decisione avrà effetti su sistemi interconnessi. La mentalità “silos” diventa letale in contesti di permacrisi.
- Stakeholder orchestration: Gestione simultanea di aspettative multiple e spesso contraddittorie da parte di clienti, fornitori, dipendenti, investitori e regolatori.
- Scenario planning continuo: Sviluppo di capacità predittive non per prevedere “la” crisi, ma per anticipare pattern di instabilità.
Il temporary management come risposta alla permacrisi
In questo scenario, il temporary management acquisisce una rilevanza strategica completamente nuova. Non si tratta più di coprire temporaneamente un ruolo scoperto, ma di portare in azienda competenze specifiche per operare nell’instabilità.
Il Temporary Manager porta tre vantaggi critici nell’era della permacrisi:
- Experience pattern: Ha già vissuto scenari simili in contesti diversi e può riconoscere pattern di instabilità prima che si manifestino pienamente.
- Emotional detachment: Non essendo emotivamente coinvolto nella storia aziendale, può prendere decisioni difficili necessarie per navigare l’incertezza.
- Cross-industry fertilization: Porta soluzioni sviluppate in altri settori che possono risultare innovative nel contesto specifico.
Come riconoscere se la tua azienda è in permacrisi
Alcuni segnali permettono di identificare se un’organizzazione sta entrando in modalità permacrisi:
- Le riunioni di leadership si concentrano più sulla gestione dell’urgente che sulla strategia
- I piani annuali vengono rivisti ogni trimestre per “adeguarsi al mercato”
- I team sono costantemente in modalità “firefighting” senza mai tornare alla routine
- Le decisioni strategiche vengono rimandate “fino a quando la situazione si stabilizza”
- La comunicazione interna si concentra più su cosa “non fare” che su obiettivi positivi
Se riconosci questi pattern, probabilmente la tua azienda ha bisogno di sviluppare competenze di perma-leadership.
Il futuro è perma: prepararsi al cambiamento definitivo
La permacrisi non è una fase transitoria destinata a risolversi. È la nuova condizione operativa che richiede un ripensamento fondamentale dei modelli organizzativi. Come sottolinea la ricerca McKinsey 2025, “le aziende che riescono a trasformare vicious cycle in virtuous circle saranno quelle che definiranno i rapporti di forza nei prossimi anni”.
Questo significa che investire in capabilities di perma-leadership non è più un’opzione, ma una necessità competitiva. Le organizzazioni che continueranno ad applicare modelli di crisis management tradizionale a scenari di permacrisi rischiano di trovarsi in svantaggio strutturale.
Il temporary management diventa quindi non una soluzione di emergenza, ma una componente strategica del modello operativo. La capacità di attivare rapidamente competenze specifiche per navigare l’incertezza diventa un differenziatore competitivo sostenibile.
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