
Le dimissioni improvvise di un direttore commerciale mettono alla prova la solidità dell’intera struttura aziendale. Sappiamo bene che nel mercato le relazioni commerciali valgono quanto i prodotti, perdere questa figura può innescare effetti a catena difficili da contenere.
Il rischio è strategico. Clienti che riconsiderano i contratti in essere. Team di vendita che perde coordinamento. Competitor che fiutano l’opportunità. Pipeline che si blocca nel momento critico dell’anno.
La gestione di questa transizione determina se l’azienda sarà in grado di mantenere la traiettoria di crescita o finirà per subire una contrazione che può durare trimestri.
Le prime 48 ore: stabilizzare l’operatività
La priorità immediata è mantenere la continuità operativa. La trasparenza controllata batte sempre il silenzio che alimenta speculazioni.
Il primo passo è definire una governance commerciale temporanea in grado di autorizzare sconti e condizioni speciali, gestire le negoziazioni e firmare i contratti. La struttura commerciale ha bisogno di riferimenti chiari e immediati.
Parallelamente, va gestita da parte del top management la comunicazione ai clienti strategici: il messaggio deve trasmettere continuità e persino l’opportunità di un miglioramento del servizio.
La rete vendita senza guida: gestire il vuoto di potere
I venditori sono animali territoriali. Senza un capobranco, iniziano a muoversi in autonomia. Alcuni chiamano i clienti per rassicurarli (pessima idea). Altri congelano ogni attività aspettando indicazioni. I migliori iniziano a guardarsi intorno.
Il processo di vendita strutturato salta. Ognuno interpreta a modo suo. Chi offre sconti fuori policy. Chi promette tempi impossibili. Chi bypassa le procedure. Il caos genera errori costosi.
I venditori migliori valutano sempre alternative. Se vedono caos, accelerano l’uscita. In un mercato dove i talenti commerciali scarseggiano, perdere un top performer costa quanto perdere diversi clienti chiave.
Promessa chiara: situazione temporanea. Stiamo valutando candidati. Bonus e incentivi garantiti. Provvigioni pagate regolarmente. Chi porta risultati verrà premiato.
Clienti chiave a rischio: la retention di emergenza
I vostri competitor lo sanno già. La voce gira veloce nei mercati verticali. L’uscita di un direttore commerciale diventa subito “opportunità di acquisizione” per la concorrenza.
I clienti strategici vanno presidiati personalmente. Il CEO o il proprietario devono metterci la faccia. Visita in presenza entro la settimana. Portate novità concrete: un nuovo servizio, una condizione migliorativa, qualcosa che dimostri movimento e controllo.
La trasparenza calibrata funziona meglio delle scuse. “Stiamo rafforzando l’area commerciale per servirvi meglio” suona credibile. I clienti cercano stabilità e vantaggi concreti.
Monitorate i segnali deboli. Richieste di informazioni inusuali. Rallentamenti nei pagamenti. Ordini più piccoli. Ogni anomalia può preludere alla fuga.
Create un team di crisis management: commerciale senior, customer service, amministrazione. Obiettivo: intercettare e risolvere problemi prima che diventino disdette.
Il profilo giusto: chi cercare (e chi evitare)
L’istinto dice: troviamo uno identico a quello prima. È l’errore peggiore che possiate fare.
Se il precedente direttore se n’è andato, forse il problema era strutturale. Modello commerciale obsoleto? Mercato che cambia? Prodotti non competitivi? Prima di cercare, capite cosa va cambiato.
Sul mercato troverete tipicamente tre tipologie di Direttore Commerciale: Il “sergente di ferro” che rimette in riga la truppa ma che spesso non sa vendere. Il “super venditore” che fattura milioni ma non sa gestire un team. Il “teorico” che conosce ogni framework ma non ha mai chiuso un contratto.
Cercate il quarto tipo: chi ha già gestito transizioni. Qualcuno che sa lavorare con team eterogenei. Che bilancia risultati immediati e costruzione di lungo periodo. Che parla la lingua del CEO e quella del venditore junior.
Il Temporary Manager può essere la soluzione bridge perfetta. Entra, stabilizza, prepara il terreno per chi verrà dopo. Conosce il mestiere, non ha ambizioni di carriera interna, dice le cose come stanno. Costa una frazione del danno che può evitare.
La strategia dei primi 100 giorni
Che arrivi un temporary o un nuovo direttore strutturato, i primi 100 giorni sono critici.
Giorni 1-30: Assessment brutale. Ogni cliente, ogni venditore, ogni processo sotto la lente. Zero cambiamenti. Solo osservazione e documentazione. Il nuovo direttore deve capire prima di agire.
Giorni 31-60: Quick wins. Piccoli cambiamenti ad alto impatto. Meeting commerciali strutturati. CRM aggiornato. Listini prezzi chiari. Azioni semplici che dimostrano presenza e controllo.
Giorni 61-100: La nuova strategia. Ora che conosce squadra e mercato, il nuovo direttore presenta il piano. Nuovi obiettivi. Nuove regole. Nuova organizzazione se serve. Tutto basato su dati raccolti sul campo.
Il team deve vedere progressi concreti. Nuovi strumenti. Formazione mirata. Lead qualificati. Ogni settimana qualcosa deve migliorare visibilmente.
La tecnologia può accelerare il turnaround. CRM moderni, strumenti di sales intelligence, automazione dei processi. Un nuovo direttore che porta innovazione insieme a solidità gestionale trasforma la crisi in rilancio.
Il costo nascosto dell’indecisione
L’errore più grave? Temporeggiare. Ogni settimana senza una guida commerciale chiara erode valore. I danni si accumulano silenziosamente: la pipeline si raffredda, il team perde focus, i competitor guadagnano terreno.
L’errore più grave sarebbe trovare una soluzione improvvisata. Il CEO che gestisce le vendite nei ritagli di tempo. Il commerciale senior promosso d’urgenza senza preparazione manageriale. Il consulente che passa sporadicamente senza vera accountability.
Queste non-soluzioni generano più danni di quanti ne risolvano. Decisioni incoerenti. Strategie a metà. Team sempre più confuso. Quando finalmente arriva qualcuno di competente, trova macerie invece che fondamenta.
L’investimento in un Temporary Manager senior si ripaga in controllo immediato della situazione. Mentre un cliente importante che migra alla concorrenza è una perdita che dura anni. Un top performer che esce porta via relazioni e know-how impossibili da ricostruire velocemente.
La verità scomoda? Molte aziende scoprono che il Temporary Manager porta risultati migliori del direttore precedente. Opera senza vincoli politici interni. Può permettersi verità che un dipendente non direbbe mai. Identifica problemi strutturali che erano mascherati da successi personali.
Alcuni decidono di tenerlo. Altri usano il tempo guadagnato per una selezione accurata. Tutti concordano: meglio un temporary competente che navigare a vista.
La lezione nascosta nella crisi
C’è un paradosso in questa situazione. Le aziende che gestiscono meglio l’uscita di un direttore commerciale sono quelle che ne avevano meno bisogno.
Avevano processi solidi che sopravvivono al cambio di leadership. Team autonomi che sanno cosa fare. Clienti fedeli alla società, non al singolo manager. Sistemi che funzionano indipendentemente da chi li gestisce.
La crisi rivela le debolezze strutturali. Se tutto crolla quando esce una persona, il problema era già presente. Troppa dipendenza dal singolo. Processi non documentati. Relazioni personali invece che aziendali.
Il Temporary Manager non risolve solo l’emergenza. Costruisce le basi perché non si ripeta. Documenta i processi. Forma i secondi livelli. Istituzionalizza le best practice. Trasforma un’organizzazione commerciale fragile in una macchina che funziona.
Molti CEO, dopo questa esperienza, ripensano l’intera struttura commerciale. Meno dipendenza dal singolo genio delle vendite. Più focus su processi replicabili. Team più bilanciati. Tecnologia a supporto.
La prossima volta che un direttore commerciale se ne andrà – perché succederà – l’impatto sarà minimo. Questa è la vera vittoria: trasformare una crisi in immunità futura.
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