Rientrano quasi sempre in scena, perché non ce la fanno a rimanere fuori dal cono di luce che garantisce potere, prestigio, privilegi. E retribuzioni milionarie, Sono i manager allontanati dagli azionisti, espulsi per ristrutturazioni delle aziende o per fusioni che tagliano le poltrone, Oppure che si trovano vittime dello spoil system politico nelle imprese partecipate dallo Stato. Così top executive, amministratori delegati o dirigenti, tutti ex, si applicano alla vecchia arte del riciclarsi, Verbo per niente amato dai manager che preferiscono parlare di rilancio o cambio di immagine. Certo qualcuno addirittura cambia mestiere, altri sono di nuovo sulla poltrona, dopo mesi trascorsi nell’ombra. Ma c’è anche chi non è riuscito a trovare un nuovo incarico.
… omissis…
Quello delle Pmi, magari a guida padronale, con un fatturato che può andare dai 50 a 500 milioni e una buona propensione al mercato mondiale, è il territorio classico su cui si misura il temporary management. E’ una delle strade più percorse negli ultimi anni dai manager che vogliono risalire la china. Rispetto a 20 anni fa, quando questo sistema era approdato in Italia e interessava soprattutto i manager in pensione, oggi l’identikit del temporary è cambiata. “C’è che non vuole più fare il dipendente, chi è finito nell’azienda sbagliata o vuole provare un percorso professionale diverso”, afferma Angelo Vergani, fondatore ed ad di Contract Manager, che affitta dirigenti alle aziende per seguire progetti precisi. Tutto il settore è cresciuto molto negli ultimi anni e nel frattempo è cambiato anche il modo di operare degli executive a tempo: “Siamo passati” continua Vergani, “dal lavoro del singolo all’attività di piccoli team che seguono progetti di cambiamento complessi che durano anche due anni, come le ristrutturazioni post-acquisizione o lo sbarco in Cina. E poi c’è il supporto di shadow manager, cioè dirigenti supervisori che riportano all’azienda l’andamento dell’attività”. Diversi i dirigenti “che fanno parte della squadra di Contract Manager” che hanno scelto questa strada come Nicola Baranello, che ha lavorato in Fiat fino a diventare Direttore della Logistica per l’auto a Termoli ed è poi passato in Itierre come Direttore Generale per riorganizzare la logistica. La stessa scelta l’hanno fatta Pietro Oliva, ex Direttore di Produzione in alcuni stabilimenti Breda Costruzioni, e Giovanni Ercole, che è stato DG Acquisti in Iveco.
(continua…)
Fabio Sottocornola