Roma, 30 mar. (Labitalia) – Assume particolare rilevanza e delicatezza il tema del rapporto tra le banche, le pmi in crisi e le società di temporary management chiamate spesso ad intervenire. Per approfondirne le varie sfaccettature Adnkronos/Labitalia ha organizzato un sorta di tavola rotonda virtuale con alcune tra le più note società di temporary management chiedendo loro di rispondere ad alcune domande specifiche.
“Lo strumento del temporary management – spiega Gabriele Aldeghi, contract manager – così come è stato sviluppato in Italia dalle società specializzate, non ha mai avuto un ruolo attivo e riconosciuto all’interno del sistema bancario. Le banche però sono abituate, in talune circostanze, a indicare o suggerire alle società loro clienti, dei consulenti di loro fiducia o qualcuna delle grandi società di consulenza direzionale, per esempio, per la preparazione di un piano attestato di risanamento o di un accordo di ristrutturazione dei debiti. La collaborazione tra istituti di credito e società di temporary management non è però entrata a fare parte di questa prassi”.
Eppure, assicura, non solo ci sarebbero tutte le premesse ma anche concreti casi di successo, come i seguenti: 1) Contract Manager srl, attiva dal 1989, nei primi anni 2000, dopo avere svolto il check-up di un’azienda in una situazione prefallimentare, elaborò il piano che venne presentato e approvato dagli azionisti della società e dalla banca maggiormente esposta; il piano venne deliberato, gli azionisti ricapitalizzarono la società, la banca finanziò l’azienda cliente e Contract Manager srl si impegnò a portare a termine la ristrutturazione senza possibilità di recesso durante tutto il percorso di risanamento. 2) Sempre Contract Manager srl fu contattata negli anni successivi da un Istituto di Garanzia dei Fidi Bancari perché potesse partecipare nella fase operativa di un piano attestato di risanamento per la gestione del processo di cessione di talune partecipazioni ritenute non strategiche.
“L’entrata in vigore – sottolinea Gabriele Aldeghi – del nuovo codice della crisi di impresa e dell’insolvenza dovrebbe spingere tutti gli operatori economici, banche comprese, a lavorare più in sede di prevenzione della crisi che della sua gestione ex post. In tale ottica dovrebbe essere preferibile oggi per una Banca suggerire preventivamente un check up aziendale funzionale all’inserimento di risorse manageriali qualificate (temporary managers) che indicare, a crisi conclamata, una società di consulenza o uno studio legale. E questa strada, già utilizzata in passato, a maggiore ragione oggi dovrebbe essere percorsa con più determinazione e convinzione da parte degli istituti di credito. Va creato un rapporto sinergico tra Banca, cliente e provider specializzato di risorse manageriali in un circolo virtuoso di cui possono beneficiare non solo tutti gli attori in gioco ma anche il sistema economico nel suo complesso”.
Leggi tutto l’articolo su Il Tempo