LA CORALI

Il Sole 24 Ore
Carmine Fotina
23 Agosto
2001

Da bottega artigiana a industria leader in Europa, poi la crisi e la ristrutturazione affidata a due manager in “affitto”. In quattro passaggi e´ scritta la storia della Corali, un´azienda di Carobbio degli Angeli (Bergamo) che produce macchine per imballaggi. Il fondatore, Bruno Corali, inizio´ nel 1946 con pochi metri quadrati a disposizione e una filosofia quasi da sarto: costruire le sue macchine su misura delle richieste della clientela. Per piu´ di un ventennio Bruno Corali va avanti producendo esclusivamente macchine per la produzione di imballaggi in legno per il settore ortofrutticolo, poi sceglie di diversificare l´attivita´ iniziando a produrre impianti per la produzione di pallets. In entrambi i settori la Corali raggiunge agli inizi degli anni 90 la posizione di leader in Europa, con una quota di mercato superiore al 40 per cento. Poi l´aumento di concorrenti internazionali, piu´ attrezzati e forti finanziariamente, fa vacillare i conti dell´azienda bergamasca che accumula forti perdite e vede scendere i ricavi sulla soglia dei venti miliardi.
“Tre anni fa – racconta Maria Grazia Corali, figlia di Bruno e amministratore delegato della societa´ – abbiamo deciso di affidarci a una guida esterna per tentare il rilancio. Abbiamo scelto lo strumento del temporary management con l´obiettivo di darci una vera struttura industriale dopo anni di gestione “artigianale””. I due manager in affitto si chiamano Roberto Vitalesta e Antonio Nazzari, “prestati” dalla societa´ milanese Contract Manager, che nel 1989 ha importato in Italia lo strumento nato nei paesi anglosassoni per gestire crisi aziendali, far decollare start up, coordinare passaggi generazionali ai vertici di una societa´. Vitalesta e Nazzari sono entrati in Corali alla fine del ´98 con i ruoli rispettivamente di direttore generale e “manager ombra”, una figura di supervisione. Abbandoneranno l´azienda alla fine dell´anno: “Abbiamo ereditato – spiega Vitalesta – una situazione molto difficile. C´erano tre falle da tamponare: una struttura finanziaria squilibrata da grosse perdite, una struttura commerciale debole e l´insoddisfazione dei clienti per le carenze del servizio assistenza”. Per restituire ossigeno alle casse il management ha operato subito la ricostituzione del capitale sociale con un versamento di un miliardo da parte dei sei soci (la moglie e i cinque figli di Bruno Corali). Un piano industriale dalla durata biennale ha poi convinto il Mediocredito Lombardo a concedere un mutuo settennale per l´importo di 5,5 miliardi. Nel ´99 la Corali chiuse il bilancio in rosso di 959 milioni: lo scorso anno ha chiuso con un giro d´affari di 34 miliardi (11 in piu´ del ´99) e un utile di 38 milioni. “Abbiamo riconquistato quote di mercato grazie a un´aggressiva politica di prezzi – dice Nazzari – consolidando la nostra presenza su un mercato chiave come quello nordeuropeo”. Ma il lavoro dei manager “in affitto” e´ atteso ancora da due prove:e´ da conseguire la certificazione Iso 9001 e, soprattutto, resta inesplorato il mercato americano. “Ci stiamo attrezzando – annuncia Maria Grazia Corali – firmeremo a breve contratti di distribuzione e servizio post-vendita con partner statunitensi”.

Carmine Fotina