La quarta rivoluzione industriale: digital disruption

Ci siamo dentro ma non ci rendiamo conto ancora a sufficienza della portata che sta avendo nel tessuto economico mondiale quella che chiamiamo digital disruption oppure, con un linguaggio più vicino a noi, disintermediazione.
Uscire a cena o farsela portare a casa era un’opzione già qualche tempo fa, bastava una telefonata; oggi non è solo il leisure a essere interessato dal nuovo modo di utilizzare gli strumenti di comunicazione, ma anche tutto ciò che ritenevamo impossibile cambiasse in un tempo così ridotto.
A casa ci arriva la spesa all’ora desiderata, da casa controlliamo il conto in banca e selezioniamo il film del momento, controlliamo il registro elettronico dei nostri figli per conoscere il loro profitto scolastico o semplicemente per verificare i loro compiti giornalieri.
Ma non basta: la casa diventa un assistente e ci parla, come il frigorifero che controlla per noi le scadenze, l’auto che suggerisce la marca dell’olio da utilizzare o la stampante che da sé fa l’ordine per le cartucce.

Indice – Tavola dei contenuti:

  • Le barriere del mondo virtuale si stanno sgretolando
  • Il digitale è realtà ora arriva l’IOT
  • Cosa fare per non finire ai margini del mercato

Le barriere del mondo virtuale si stanno sgretolando

Non ci sono settori che non siano stati influenzati dalla disintermediazione, qualsiasi sia il servizio o il prodotto, è possibile fruirlo con un tap sul cellulare oppure con una semplice domanda.
Cambiano la sanità, l’educazione, l’alimentazione, ci portiamo in tasca ogni settore della nostra vita senza più alcuna divisione tra mondo reale e virtuale.
Come si muovono i settori tradizionali di fronte a un così rapido cambiamento? Uno dei protagonisti di un settore che si pensava fosse intoccabile da questo genere di cambiamenti, i supermercati, offre la sua particolare visione e invita a rompere gli schemi. Il Forum Contract Manager dell’autunno 2018, ha trattato proprio degli effetti della disintermediazione, ospite d’onore Mario Gasbarrino, Presidente e A.D. di Unes Supermercati S.p.A. del gruppo Finiper S.p.A., uno degli artefici del cambiamento.
Il suo intervento sorprende una platea fatta di addetti ai lavori non solo del settore alimentare. La lucida analisi a tappe ci fa comprendere quali siano state le valutazioni controcorrente che hanno determinato il successo in un mercato che ha accusato il colpo della crisi causata proprio dalla disintermediazione del settore.
Gasbarrino sorprende per l’analisi che snocciola a braccio in un lungo intervento. La cura secondo lui è salire a bordo del cambiamento, non arroccarsi e combattere una battaglia che nel tempo non può essere vinta. Cambiare significa fare gli interessi del cliente, le rendite di posizione non sono più sostenibili.
Guarda un estratto dell’intervento cliccando qui

Il digitale è realtà ora arriva l’IOT

Sono le cose che ora assumono una nuova veste, e ciò è dovuto essenzialmente alla scalabilità di Internet. L’incremento delle sue potenzialità deriva principalmente dallo sviluppo della velocità di banda. Questa tendenza sembra non volersi arrestare, e ci trasporta nel futuro a una velocità inimmaginabile.
La trasformazione della società muove interi settori che sono costretti a mutare la propria idea di business proprio per servire gli interessi degli utenti.
La rivoluzione industriale in atto, la quarta dopo il vapore, l’elettricità e l’elettronica, ha un fattore che la rende stupefacente, che è la velocità di trasformazione.
I comportamenti sociali si trasformano grazie a tre simultanee condizioni:

  • Disponibilità del bene o del servizio, la parola d’ordine è semplicità. Il desiderio viene totalmente appagato.
  • Informazione relativa alla platea delle scelte possibili. Si possono confrontare diverse soluzioni, la trasparenza è quella che ha generato una sostanziale fiducia del consumatore.
  • Economicità che permette di poter accedere al miglior prezzo in assoluto. Il confronto dei prezzi dello stesso bene ha portato le imprese a cercare soluzioni sempre più convenienti per il consumatore, il regime di concorrenza perfetta non è più solo teorico.

L’Internet Of Think (IOT), sulla bocca di pochi addetti ai lavori fino al 2015, ora promette scintille, e trasformerà un’altra volta molti settori.
Molte micro-aziende si trasformeranno in leader in pochi mesi, è questa la costante già vista in molteplici situazioni, ed è ciò che i nuovi big hanno compreso. Le start up sono ormai un settore a sé stante, un movimento che sforna soluzioni una dietro l’altra e per ora l’unico modo di proteggersi, da parte dei leader, è quello di incorporarle, a costo di strapagare idee che sono apparentemente di nicchia.
Per rimanere al passo servono competenze specifiche. Questo fattore cambia il mondo del lavoro nel profondo. Un imprenditore ha bisogno di soluzioni specifiche in momenti turbolenti come questi, e le può acquisire solo dall’esterno.
Chi rimane indietro sui concetti tipici della disintermediazione, è destinato a infilarsi in un tunnel che lo può portare solo verso la crisi.

Cosa fare per non finire ai margini del mercato

Molti settori dell’economia mondiale erano caratterizzati da leadership dominanti e durature. La tecnologia ha permesso un processo di disintermediazione delle vendite configurando un mercato mondiale.
Tutti sono chiamati a competere in un’arena virtuale dove il consumatore di qualsiasi target investe il suo tempo per cercare informazioni puntuali. È lì che l’azienda deve imparare a muoversi, presidiare la rete, non più solo per apparire e aumentare le proprie chance di vendita, ma proprio per gestire il rapporto con l’intero mercato di riferimento.
Impossessarsi di argomenti come i Big Data, la SEO e l’analisi puntuale delle conversioni, rappresentano l’ABC ancora troppo poco utilizzati persino nelle grandi aziende. Coloro che ne hanno fatto la propria bandiera, dominano il mercato e sfruttano il vortice digitale (costi decrescenti in corrispondenza dell’ampliamento dei canali distributivi) per entrare in settori solo apparentemente lontani.
Gli imprenditori hanno questa precisa responsabilità: mutare l’approccio al lavoro chiedendo l’aiuto necessario alle nuove generazioni o ai cosiddetti specialisti.

di Dario Notarbartolo