Temporary Manager: le brusca frenata che ci ha fatto riflettere

Il lavoro del Temporary Manager nei giorni dell’essere

In questi giorni di quarantena in cui le nostre abitudini quotidiane hanno subito cambiamenti repentini, viene da chiedersi quali conseguenze abbia per un temporary manager questa situazione di stasi e ridotta attività.
Molte abitudini vengono meno: le lunghe distanze da percorrere per lavoro in macchina, in treno o in aereo. Le decisioni importanti da prendere in breve tempo, considerando e soppesando conseguenze di varia entità. La vita frenetica in azienda, fatta di riunioni e progetti e miriadi di persone e colleghi da incontrare.
Come può reagire un Temporary Manager ora che bisogna lavorare da casa, il mondo è improvvisamente più piccolo, il tempo più “lento”?

I manager e la modalità dell’essere

Mi piace immaginare i nostri Temporary Manager in camicia a quadretti mentre leggono un libro rimasto a lungo in attesa sul comò, o seduti in giardino o in terrazzo a riflettere per qualche momento sulla morbidezza della luce di marzo.
Per qualcuno vorrà dire passare più tempo con i figli o nipoti, costruendo, tanto per cambiare, castelli di aria e carta. Qualcun altro potrebbe scoprirsi dotato di pollice verde oppure riscoprirsi un appassionato cuoco e pasticcere. Perché no?

Qualunque siano gli hobby e le passioni riscoperte, mi piace pensare che questa quarantena sia un’occasione per fermarsi e uscire per un po’ dalla modalità del “fare”, dandosi la possibilità di “essere” per un po’, e di sentire, riappropriandosi del proprio tempo in compagnia di sé stessi oltre che delle famiglie, nella più semplice ed efficace delle forme di meditazione.
Dopotutto, come molti hanno fatto notare, nella parola “essere umano” c’è il verbo essere, non il verbo fare.

L’istinto di un Temporary Manager

Chissà che queste scoperte e riscoperte non portino idee nuove e nuovi modi di affrontare il business model quando tutto questo sarà passato. Un buon manager sa che si può sempre apprendere un metodo e trovare una soluzione e nuove idee in ogni situazione, se si è disposti e di mente aperta.
Penso che questi avvenimenti lasceranno sicuramente un segno duraturo, in molti sensi.
Probabilmente utilità come Skype e Google Meet saranno diventate strumenti familiari e quasi più nessuno potrà dire di non saperli usare. È anche possibile che l’utilizzo dello smartworking diventi più diffuso o prassi per certe aziende, permettendo a molti manager di limitare gli spostamenti.

E le persone? Ci stresseremo ancora credendo di poter controllare tutto ora che un organismo invisibile a occhio nudo ci ha mostrato così chiaramente che no, non è possibile avere il controllo totale sulle cose?
Torneremo tutti ad andare di fretta come prima o questa esperienza ci insegnerà il valore della riflessione e dei rapporti umani?
Riorganizzeremo le priorità aziendali in maniera diversa o procederemo come se nulla fosse accaduto?

Prepariamoci per uscire dalla crisi. Restiamo uniti. Restiamo umani.

Selena Magni
Contract Manager – Milano