Qualsiasi impresa può essere soggetta a un periodo più o meno grave di crisi aziendale, la stessa natura della competizione tra aziende può essere vista come una sorta di lotta per la sopravvivenza nel mondo del business. Le similitudini col mondo animale però finiscono qui poiché a causare una crisi aziendale non c’è solo la concorrenza, ma una serie di altre cause che possono rivelarsi fatali e che nel giro di breve tempo possono deteriorare l’equilibrio economico finanziario.
Ciò che fa la differenza nello scongiurare il palesarsi di una crisi d’impresa è il fattore tempo, ed è proprio per questo motivo che dal 10 gennaio del 2019 (in attuazione della legge delega n. 155/2017), si è istituito un nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (rivolto esclusivamente al mondo delle PMI). Nel codice vengono indicate le procedure di allerta (denominate anche “early warning”) che hanno il compito di segnalare lo stato di crisi in seguito all’esistenza di indizi precisi.
Il tema rimane però cosa fare o come comportarsi di fronte a una crisi aziendale. Avendo citato il fattore tempo come determinante per reagire in maniera opportuna e tempestiva rispetto allo stato di criticità che si è prodotto, lo strumento del temporary management può venire in soccorso più di ogni altro strumento per ridurre al minimo i danni di una gestione errata.
Fin qui si è inquadrato il tema e individuata una soluzione generica, quella del temporary management. Basta quindi un qualunque manager temporaneo specializzato per risolvere una crisi aziendale? Il punto che cercheremo di cogliere è proprio la differenza che può fare il metodo che viene applicato e la cultura che ha promosso quel metodo.
Indice – Tavola dei contenuti:
- Crisis management – la velocità e le capacità come caratteristiche essenziali del temporary management
- L’importanza del metodo applicato per la creazione di un piano di crisis management di successo
- Crisi d’impresa – quali sono i rischi derivanti dal non agire in maniera efficace e per tempo?
- Conclusioni finali
Crisis management – la velocità e le capacità come caratteristiche essenziali del temporary management
A prescindere da dove si sia originata la crisi d’impresa, ciò su cui tutti concordano è che il tempo di intervento è prezioso e può fare la differenza per la stessa vita dell’azienda. La minaccia alla sua stabilità deriva spesso da una condizione che perdura e il tempo in cui prendere le decisioni efficaci si restringe sempre di più.
Per questo motivo, una società specializzata in gestione temporanea di crisi aziendale deve possedere un proprio know-how specifico oltre a un’esperienza di casi gestiti che comprovi la sua validità.
Riflettendoci in maniera attenta, si può paragonare l’intervento di TM a ogni altro prodotto o servizio che un’azienda pone sul mercato. In generale ciascun bene possiede un proprio livello qualitativo che lo differenzia dagli altri. La stessa cosa vale anche per le società che hanno come core business l’erogazione del servizio di temporary management.
Tutto ciò è utile per affermare un principio di base: proprio a causa del fattore velocità, la qualità del tipo di analisi e le scelte che ne conseguono fanno la differenza nella gestione di una crisi aziendale. Due società diverse di TM non arrivano alla stessa soluzione del caso.
L’aspetto centrale, dal quale si riesce a percepire il livello di qualità offerto da una società di TM è desumibile da alcuni fattori:
- l’esperienza dei casi già affrontati
- la stabilità e la professionalità del team di TM
- i valori che ispirano e mantengono uniti i membri del team
Con queste premesse si può aprire a una soluzione di TM adeguata.
La gestione di una crisi d’impresa da parte del team Contract Manager può comportare un tempo che va dai 12 ai 36 mesi. Idealmente divideremo un intervento ipotetico in 4 fasi.
Nella fase 1 definita di “pre-analisi” si delinea lo stato di crisi, cercando di capirne il livello di gravità attraverso l’analisi di alcuni indicatori. In questa fase si costituisce il team manageriale di specialisti da coinvolgere nel successivo check-up aziendale. Questa fase è molto veloce, dura qualche giorno.
Nella fase 2 attraverso l’audit aziendale si elabora la diagnosi, da cui scaturisce il piano di ristrutturazione e rilancio. Il check-up viene elaborato da più specialisti che lavorano in team e che si confrontano per arrivare a una diagnosi condivisa e un piano che poi verrà presentato alla Proprietà dell’azienda e, se approvato, messo in atto nella successiva fase gestionale. Il tempo stimato potrebbe essere di un mese.
Nella fase 3 si determina il team manageriale idoneo a seguire il processo di turnaround e rilancio e si individuano gli obiettivi di risanamento e le condizioni essenziali per la fattibilità dell’intervento, condizioni che riguardano le risorse finanziarie, la governance e le conseguenti deleghe operative.
La fase 4 riguarda la gestione vera dell’azienda e la messa in atto del piano di ristrutturazione approvato dalla Proprietà. Il team manageriale entra in azienda e opera per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti e nei tempi definiti. Questa fase può durare due o tre anni.
Durante il corso dell’intervento vengono tenuti incontri tra la Proprietà o i rappresentanti della Proprietà e il team di temporary management per valutare lo stato di avanzamento dei lavori.
Nelle crisi d’impresa questo modo di procedere assicura un tempo di intervento efficace, trasparente e controllato.
Il ruolo del temporary manager per la creazione di un piano di turnaround management di successo
Le crisi aziendali variano molto a seconda del tipo di scenario che si presenta. Ne deriva che non esiste il piano d’intervento standard che permetta di affrontare tutte le situazioni possibili. Detto questo, alcuni elementi che compongono un piano di turnaround management sono necessariamente comuni.
Come abbiamo potuto vedere poco fa le quattro fasi contemplano un percorso evolutivo che determina la scelta del team di manager necessario a realizzare il piano di ristrutturazione e rilancio.
La scelta del team manageriale è cruciale per il successo dell’operazione. Fondamentale è la competenza economico finanziaria del general manager a cui affidare il turnaround. La risorsa manageriale prescelta deve possedere determinate caratteristiche:
- avere dimestichezza coi numeri economici, ma anche con quelli finanziari, sia di sintesi che di dettaglio
- deve aver esperienza di gestione delle risorse umane in situazioni di crisi e quindi essere in grado di gestire una riduzione di personale, ma anche di rimotivare il team di risorse interne
- deve inoltre conoscere nel dettaglio i processi produttivi e logistici nonché le dinamiche commerciali
- infine, deve conoscere il prodotto e/o i servizi offerti
In sintesi, deve essere una persona di grande leadership e di grande carisma in grado di prendere la strada giusta e le decisioni giuste in tempi rapidi.
Crisi d’impresa – quali sono i rischi derivanti dal non agire in maniera efficace e per tempo?
Il tempo è il fattore cruciale nella gestione di una crisi aziendale. È fondamentale agire per tempo, quando ancora la situazione non è irreparabilmente compromessa. Per questo motivo è necessario effettuare l’audit aziendale economico-finanziario, competitivo, organizzativo, commerciale, produttivo e logistico, per capire se ci sono ancora spazi di manovra. L’alternativa, se necessaria, è ricorrere alle procedure concorsuali, che comunque rappresentano una modalità interessante di uscita da una crisi.
Spesso, anche in situazioni di grave crisi, si tende a rinviare le decisioni dolorose. Si tende ad aspettare nella speranza che il mercato cambi o che arrivi un finanziatore esterno che risolva i problemi finanziari. Questo comportamento è umanamente giustificabile e comprensibile ma è deleterio per la sopravvivenza dell’azienda.
Una volta entrati nella spirale perdite-debiti è difficile uscirne senza manovre correttive radicali. Il tempo, in queste situazioni, non si misura in anni o in mesi ma in settimane e in giorni.
Conclusioni finali
L’intervento di una società di temporary management in una situazione di crisi può rappresentare davvero l’unica salvezza per mantenere l’azienda in capo alla stessa Proprietà. L’importante è chiarire bene gli obiettivi, definire una nuova governance e ricostituire il patrimonio di fiducia nei confronti di clienti, fornitori e nei confronti del sistema bancario.
È attraverso le decisioni giuste implementate in tempi brevi che si riprende la strada virtuosa del risanamento. È puntando sulla valorizzazione delle risorse capaci e professionali che esistono in azienda e sulla valorizzazione del marchio attraverso il rinnovamento del portafoglio prodotti che si risale la china dei risultati commerciali, e quindi economici, della società.