Il signor Ikea fa certamente notizia quando parla della successione del suo impero.
Così avvenne nel 1996 quando dichiarò che l´azienda non l´avrebbe lasciata ai figli. Forse ha individuato un modo poco costoso di fare pubblicità al suo gruppo.
D´altra parte il tema della successione è molto delicato e lo sanno bene le imprese familiari italiane. Si può certamente condividere con il signor Kamprad che il Dna imprenditoriale di leader d´azienda, grande o piccola che sia, non si può ereditare. E´ una miscela di ingredienti caratteriali e motivazionali che si possono trovare nel figlio di imprenditore come nel figlio di un operaio. Tenacia, modestia, intuito, sensibilità economica. megalomania. ottimismo. innovazione, apertura culturale e alle esperienze e propensione al rischio costituiscono il Dna imprenditoriale. L´errore sta nel non lasciare al figlio più capace imprenditorialmente la guida dell´azienda e anche la maggioranza delle azioni. Ciò facendo si ottiene, in nome di una equità sulla carta, di demotivare il più valido e di innescare future sicure battaglie per conquistare il dominio dell´azienda di famiglia.
Da noi in Italia si fa un gran parlare di successione perchè il tema è attuale e costituisce un grande business per consulenti e professori. Il problema è facilmente risolvibile premiando chi vale di più. L´azienda è un flusso, non un cespite. Se gestita bene aumenta il suo valore col reddito che crea. Se gestita male diminuisce il suo valore a causa delle perdite generate. A chi non è portato all´azienda si lasciano quindi gli immobili e a chi è dotato di Dna imprenditoriale l´attività. E il signor Lamprad non può non conoscere bene i suoi figli, e non può neanche non essere capace di scegliere il futuro leader, visto che sceglie fior fiore di manager per i posti chiave del suo impero.
Con la gara tra i figli non farà altro che esasperare il conflitto in una situazione falsata. Non si è mai visto un imprenditore valutato sui tempi brevi. Di solito ci vogliono anni e anni perchè il sogno imprenditoriale si realizzi. E non sarà certo una gara di risanamento e di rilancio di un´azienda in crisi a sancire chi potrà essere il futuro leader imprenditoriale.
Credo che in realtà voglia continuare a essere lui a governare la sua azienda. E allora perchè non estromettere i figli dalla società come aveva detto nel 1996? Potrebbe magari far gestire il suo impero da qualche manager imprenditoriale, che sicuramente già lavora con lui nel gruppo. Il metodo della gara è sbagliato per gestire la successione ma è perfetto per arrivare sulle prime pagine dei quotidiani. E bravo il signor Kamprad.